In buona sostanza, si tratta di un segno caratteristico posto sulla fronte del devoto/asceta funzionale a ricondurne l’appartenenza a una specifica tradizione religiosa. Di seguito proverò a fornire una breve istantanea dei tilaka distintivi delle tradizioni ascetiche śaiva, ovvero quelle imperniate sul culto del dio Śiva; e di quelle vaiṣṇava, ovvero quelle imperniate sull’amore per Viṣṇu.
1) un asceta śaiva, solitamente vestito con un saio color ocra, recherà il noto tripuṇḍra, costituito da tre linee orizzontali, simbolo della triplice disciplina/controllo sul corpo, sulla parola e sul pensiero. Si consideri che il tripuṇḍra viene sovente tracciato utilizzando ceneri di sterco di vacca (vibhūti) o, nei casi più estremi, ceneri ricavate dai campi di cremazione. Se è vero, infine, che gli asceti śaiva, recanti la celebre collana di semi di rudrākṣa (elaeocarpus ganitrus), si sottopongono a rasatura dei capelli al momento della loro iniziazione, successivamente usano portarli molto lunghi (sia sciolti che raccolti in una crocchia).
2) Il monaco vaiṣṇava, di solito vestito con un saio bianco, recherà invece lo urdhvapuṇḍra, costituito da due linee verticali bianche, le quali racchiudono sovente un punto o una terza linea rossi (più raramente bianchi) simboleggianti, a seconda delle visioni, l’importanza di certe triadi: Brahmā, Viṣṇu e Śiva; le tre sillabe di Om -AUM- ossia i tre stati di coscienza (veglia, sogno e sonno profondo); i tre corpi (grossolano, sottile e causale); e i tre mondi (terra, atmosfera e cielo) etc. Ma questo tilaka, il quale ci ricorda una lettera U, sta anche a simboleggiare il sacerrimo piede di Viṣṇu, attraverso il quale quest’ultimo misurò la terra, l’atmosfera e il cielo secondo un celebre passo del Ṛgveda. Si consideri, infine, che lo urdhvapuṇḍra è tracciato di solito con pasta di sandalo e che i monaci vaiṣṇava indossano una collana fatta di grani di tulasī (ocymum sanctum).
I tilaka distintivi di cui sopra, tuttavia, non vanno confusi con i più popolari tilaka circolari rossi utilizzati dalle donne per indicare il loro status coniugale, o dai pellegrini in seguito alla visita di un tempio. Ciononostante, anche in quest’ultimo caso non è raro richiamarsi al tripuṇḍra nel caso di un tempio śaiva e allo urdhvapuṇḍra nel caso di un tempio vaiṣṇava.