Diego Manzi

La liberazione espressa con le pregnanti parole della Haṭhapradīpikā

सलिले सैन्धवं यद्वत् साम्यं भजति योगतः । तथात्ममनसोरैक्यं समाधिरभिधीयते ॥ यदा संक्षीयते प्राणो मानसं च प्रलीयते । तदा समरसत्वं च समाधिरभिधीयते ॥ तत्समं च द्वयोरैक्यं जीवात्मपरमात्मनोः । प्रनष्टसर्वसङ्कल्पः समाधिः सोऽभिधीयते ॥ salile saindhavaṁ yadvat sāmyaṁ bhajati yogataḥ tathātmamanasor aikyaṁ samādhir abhidhīyate yadā saṃkṣīyate prāṇo mānasaṁ ca pralīyate tadā samarasatvaṁ ca samādhir abhidhīyate tat samaṁ ca […]

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titikṣā (la pazienza)

In questo celebre passo della Bhagavadgītā Kṛṣṇa spiega ad Arjuna il mezzo attraverso il quale fronteggiare le vicissitudini della vita foriere di altalene emotive (gioie e dolori). Si tratta di una virtù, la pazienza, temprata dalla consapevolezza che tutti gli stati sono comunque caratterizzati dall’impermanenza (anitya). मात्रास्पर्शास्तु कौन्तेय शीतोष्णसुखदु:खदा: |आगमापायिनोऽनित्यास्तांस्तितिक्षस्व भारत || mātrāsparśās tu kaunteya

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titikṣā (la pazienza)

In questo celebre passo della Bhagavadgītā Kṛṣṇa spiega ad Arjuna il mezzo attraverso il quale fronteggiare le vicissitudini della vita foriere di altalene emotive (gioie e dolori). Si tratta di una virtù, la pazienza, temprata dalla consapevolezza che tutti gli stati sono comunque caratterizzati dall’impermanenza (anitya). मात्रास्पर्शास्तु कौन्तेय शीतोष्णसुखदु:खदा: | आगमापायिनोऽनित्यास्तांस्तितिक्षस्व भारत || mātrāsparśās tu

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Qual è il locus classicus della dottrina del “karman” nella letteratura indiana?

साधुकारी साधुर् भवति पापकारी पापो भवति पुण्यः पुण्येन कर्मणा पापः पापेन​ sādhukārī sadhur bhavati pāpakārī pāpo bhavati puṇyaḥ puṇyena karmaṇā pāpaḥ pāpena “Colui che agisce bene diventa buono [mentre] colui che agisce male diventa cattivo [giacche] virtuoso [diventa] con la buona azione e cattivo con la cattiva” Traduzione personale da Bṛhadāraṇyakopaniṣad IV, 4, 5 (VII-VIII

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Il maestro (guru)

guru > si tratta di un aggettivo sostantivato che significa greve/ponderoso/pesante e per traslato maestro/guida spirituale e, in definitiva, colui “che ha peso” nella vita del discepolo. Ecco il celebre verso, tratto dal Gurustotra, che magnifica questo “fondamento”. गुरुर्ब्रह्मा गुरुर्विष्णुः गुरुर्देवो महेश्वरः ।गुरुः साक्षात् परब्रह्म तस्मै श्री गुरवे नमः ॥ gururbrahmā gururviṣṇuḥ gururdevo maheśvaraḥguruḥ sākṣāt

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Il maestro e la morte

In un passo dell’Atharvaveda (XI, 5, 14) si dichiara che il maestro è la morte (गुरुर् मृत्युः > gurur mṛtyuḥ). Perché? In quanto padre spirituale del discepolo il maestro rappresenta in primis la “tomba” della vita ordinaria e solo successivamente il “grembo” di una nuova rinascita in cui è eradicato ogni seme di ignoranza in

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La maestra

La maestra Ovviamente in India non esiste solo la figura del maestro (guru) al maschile, ma esiste anche la figura della maestra (gurvī) al femminile, della quale è sempre difficile esagerarne l’importanza. In estrema sintesi, esistono dei lignaggi (perlopiù tantrici śākta), certamente più di nicchia, in cui le gurvī svolgono un ruolo pedagogico supremo nel

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L’alba della Dea

In questo passo emerge per la prima volta nella letteratura indiana premoderna l’idea che il Dio, nella fattispecie Rudra-Śiva, attenda alle proprie funzioni cosmiche per mezzo di una forza/energia/potere (śakti) che successivamente assumerà platealmente i tratti della divinità femminile (devī). य एकोऽवर्णो बहुधा शक्तियोगाद्वरर्णाननेकान्नननितार्थो दधानत । ya eko varṇo bahudhā śaktiyogād varnān anekān nihitārtho dadhāti

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