In questo passo emerge per la prima volta nella letteratura indiana premoderna l’idea che il Dio, nella fattispecie Rudra-Śiva, attenda alle proprie funzioni cosmiche per mezzo di una forza/energia/potere (śakti) che successivamente assumerà platealmente i tratti della divinità femminile (devī).
य एकोऽवर्णो बहुधा शक्तियोगाद्
वरर्णाननेकान्नननितार्थो दधानत ।
ya eko varṇo bahudhā śaktiyogād varnān anekān nihitārtho dadhāti
L’unico dio incolore, per effetto della sua potenza [e animato] da un
proposito imperscrutabile, crea molti colori in vario modo.
Traduzione personale da Śvetāśvatara Upaniṣad IV, 1 (III a. C.)