ura sundari

Cos’è tantra? Un breve flash

Se il termine tantrismo è estraneo all’India tradizionale e fu coniato non prima della fine del XIX secolo, ciò non vale per il sostantivo tantra. Esso, invero debordante di nuance semantiche e sovente persino caratterizzato da gopanīya (segretezza), deriva dalla radice verbale TAN (tendere/stendere) + il suffisso TRA utilizzato per la formazione dei sostantivi indicanti lo strumento per compiere l’azione predicata dalla radice > e dunque tantra significa telaio/strumento per espandere e, a partire da questa accezione, ogni sistema/teoria/opera/testo etc: in definitiva finisce per indicare l’intelaiatura sulla quale si può intessere una dottrina. Secondo un noto adagio emico “tantra è ciò che diffonde conoscenza” (tanyate vistārtyate jñānam anena iti tantram).
A mio avviso una definizione pregnante di tantra si trova nel dizionario Stutley-Stutley: “il termine con cui si indicano i culti tantrici indiani (hindu, bauddha, jaina) le cui dottrine sono esposte in testi denominati tantra”. Ecco, qui si mettono in luce due caratteristiche cruciali del fenomeno: 1) il culto (contenuto nel testo) 2) e il testo stesso (ossia il supporto materiale vero e proprio).
Ovviamente non mancano le paretimologie (etimologie creative) > per il KāmiKāgama (XII), ad esempio, tantra è ciò che stende argomenti intorno ai tattva e ai mantra e conduce alla liberazione: tra qui non è inteso come suffisso strumentale ma come derivato della radice verbale trai che vuol dire salvare
Attenzione perché la nomenclatura tantra potrebbe essere perfino attaccata a un testo che non c’entra nulla con le tradizioni tantriche vere e proprie (è il caso della famosa raccolta di fiabe indiane denominata PaNcatantra) e per converso nel panorama letterario indiano ci sono testi denominati in un altro modo (Āgama/Saṃhitā /sūtra) i cui contenuti rientrano appieno nel fenomeno tantrico (dunque a volte l’abito non fa il monaco!).

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