In questo celebre passo della Bhagavadgītā Kṛṣṇa spiega ad Arjuna il mezzo attraverso il quale fronteggiare le vicissitudini della vita foriere di altalene emotive (gioie e dolori). Si tratta di una virtù, la pazienza, temprata dalla consapevolezza che tutti gli stati sono comunque caratterizzati dall’impermanenza (anitya).
मात्रास्पर्शास्तु कौन्तेय शीतोष्णसुखदु:खदा: |
आगमापायिनोऽनित्यास्तांस्तितिक्षस्व भारत ||
mātrāsparśās tu kaunteya śītoṣṇasukhaduḥkhadāḥ
āgamāpāyino’nityās tānstitikṣasva bhārata
I contatti con gli elementi [materiali e sottili], o figlio di Kuntī, producono [coppie di opposti quali] freddo, caldo, piacere e dolore. Ciononostante [essi], impermanenti, vanno e vengono: [dunque] sopportali, Arjuna.
Traduzione personale da Bhagavadgītā (II, 14)